Ideato in Italia alla fine del Cinquecento, il Gioco dell’Oca è uno dei giochi di percorso più diffusi al mondo.
Ne esistono infinite varianti, dedicate ai temi più diversi.
La versione che ti proponiamo noi, grazie alla creatività di Fabio Pixel Colinelli, ti permetterà di andare alla scoperta della storia di Forlimpopoli, dei suoi monumenti, dei suoi personaggi e dei suoi segreti più curiosi.
Buon divertimento!
- L’anfora romana tipo “foropopiliense”
Le anfore sono dei contenitori di ceramica di media o grande capacità fatti per trasportare alimenti liquidi o semiliquidi – come vino, olio, salse di pesce, miele, olive – su medie e lunghe distanze.Sono caratterizzate da due anse opposte e da una terminazione a punta volte a facilitarne il trasporto e il carico all’interno delle navi. Utilizzate in area greco-orientale fin da epoca molto antica, le anfore iniziarono ad essere fabbricate in Italia a partire dalla prima metà del III secolo a. C..A partire dalla fine del I secolo a. C. la crisi dell’agricoltura italica e il parallelo sviluppo delle economie provinciali portò ad una dislocazione delle produzioni ed alla differenziazione delle forme delle anfore. In alcuni casi, ad esempio, furono private del tradizionale puntale a vantaggio di un fondo piatto – come quello dei contenitori prodotti nelle officine di Forlimpopoli tra il I e il III secolo d. C. – che risultava più adatto ad una circolazione a raggio ridotto, condotta principalmente lungo le rotte terrestri e fluviali, e che conobbero una larghissima diffusione in tutto l’Impero.
Per approfondire: www.maforlimpopoli.it/ - L’Annunciazione di Marco Palmezzano
Documenti dell’epoca attestano la committenza di questa “Annunciazione” a Marco Palmezzano da parte dei Padri del convento dei Servi di Forlimpopoli nel 1533 (per undici scudi d’oro e quarantotto soldi bolognini). La tavola, dall’originaria forma rettangolare, venne ritagliata lungo il margine superiore per conferirle una sagoma centinata ed essere adattata all’ancona seicentesca entro cui ancora oggi si trova. L’altare dell’Annunciazione fu, infatti, sistemato nel 1735 riutilizzando la bella ancona in legno dipinto e parzialmente dorato che ornava la terza cappella a sinistra, intitolata a San Martino. A completamento dell’altare, in alto, fu posta la piccola tela raffigurante “Sant’Antonio da Padova”.
Per approfondire: https://bbcc.ibc.regione.emilia-romagna.it - L’ex Asilo “E. Rosetti”
Nel 1908, in seguito alla morte dell’ingegner Emilio Rosetti, i tre figli Delio, Nino e Doro decidono di erigere a Forlimpopoli un asilo per l’infanzia, per onorarne la memoria dando seguito a un suo stesso desiderio. Inaugurato nel 1919, il complesso è costituito da quattro corpi: la palazzina centrale, due ali laterali simmetriche e un quarto edificio al quale si accede attraverso il giardino retrostante; costruzioni e giardino sono chiusi lungo il fronte principale da una pregevole recinzione in ferro battuto in stile Liberty.La palazzina centrale esibisce ampie cornici dalle elaborate trame, impreziosite ulteriormente nella cornice all’altezza del primo piano da una fascia di piastrelle in ceramica smaltata con motivi ornamentali sulle tonalità dell’arancio e dell’azzurro.All’interno, in prossimità della porta di accesso, è tuttora visibile la lapide commemorativa posta dai figli dell’ingegner Rosetti.
Per approfondire: www.fondazionerosetti.it - La Biblioteca Civica
La Biblioteca Civica di Forlimpopoli è intitolata a Pellegrino Artusi perché la sua nascita è legata ad una clausola del testamento in cui Artusi stabiliva di lasciare tutti i volumi della sua biblioteca personale al Comune come «fondamento e principio alla formazione di una pubblica biblioteca da istituirsi a Forlimpopoli». La Biblioteca conserva infatti tuttora la Collezione Artusiana ed ha sviluppato una Raccolta specialistica di gastronomia italiana, anche se la parte più consistente delle sue raccolte sono quelle destinate al servizio di pubblica lettura, di cui fa parte anche una vivace Sezione Bambini e Ragazzi. La Biblioteca, ospitata dal 2007 nel complesso di Casa Artusi, offre a tutti i cittadini servizi gratuiti di pubblica lettura, consultazione e studio, anche attraverso alcune postazioni internet.
Per approfondire: www.forlimpopolicittartusiana.it - La Scuola di Musica Popolare
Nata nel 1986 per volontà dell’Amministrazione Comunale, nel 1992 si è costituita in associazione culturale. Da più di 30 anni organizza settimanalmente corsi strumentali, teorici, di musica d’assieme, di danza popolare, liuteria e etnomusicologia, coinvolgendo centinaia di persone di ogni età. Attualmente vi si insegnano oltre 30 strumenti, ai cui corsi annuali si aggiungono, periodicamente, workshop brevi della durata di due o tre giorni. Lo stesso FESTIVAL DI MUSICA POPOLARE, tra gli eventi più importanti dell’estate a Forlimpopoli. nacque nel 1986 per volere della scuola. A questo si è aggiunto, anche col sostegno della scuola il festival Didjin’Oz, dedicato alla musica ed alla cultura Australiana, divenuto presto il più importante Festival di settore in Italia.
Per approfondire: http://www.musicapopolare.net/ - Barbara Manfredi
Figlia di Astorgio III della famiglia Manfredi, i signori di Faenza, e moglie di Pino III degli Ordelaffi, signori di Forlì, visse tra Faenza, Forlì e Forlimpopoli negli anni Sessanta del Quattrocento.Nata nel 1444, ebbe come maestri alcuni dei più celebri umanisti faentini insieme alla sorella Elisabetta. La politica familiare dell’epoca volle che lei e la sorella venissero date in sposa ai due signori di Forlì, i fratelli Cecco e Pino Ordelaffi. Tra i due fratelli e le rispettive moglie sorsero però ben presto conflitti per il dominio sulla città.La leggenda vuole che Barbare stessa giungesse a tramare con Pino Ordelaffi contro il cognato, ricorrendo anche all’uso del veleno e riuscendo quindi a salire al potere nel 1466. Nell’estate di quello stesso anno, però, mentre la corte si trovava a Forlimpopoli per sfuggire ad una una pestilenza, Pino venne a sapere di una relazione tra Barbara e il podestà a Firenze e pochi mesi dopo la giovane si ammalò e morì in modo così repentino da far pensare a molti che il marito fosse ricorso nuovamente al veleno. Che fosse colpevole o meno, Pino incaricò lo scultore Francesco Ferrucci da Fiesole di scolpire lo straordinario monumento funebre della moglie che oggi possiamo ammirare a San Mercuriale a Forlì.
Per approfondire: www.forlimpopolicittartusiana.it - La Casa Museo di Mario Bertozzi
In questa casa, dei primi del novecento, situata nel centro storico di Forlimpopoli, è nato e vissuto lo scultore Mario Bertozzi. Dopo la sua morte nel 2020 è divenuta sede di un’esposizione permanente delle sue opere. La casa è suddivisa in sette stanze. Le sale principali sono quelle dei “tori e gallotauri” e dei “nudi” con quattro figure bronzee a grandezza naturale. Una stanza conserva lo studio, con strumenti e attrezzi che l’artista utilizzava per realizzare disegni e lavori di piccole dimensioni con la creta. Negli altri ambienti è possibile ammirare una selezione di opere del suo percorso artistico che comprende ottanta sculture, la maggior parte in bronzo, e sessanta di grafica. E’ presente un archivio che va dal 1946 ad oggi
Per saperne di più: www.mariobertozzi.it - La Torre dell’Acquedotto
Realizzata tra il 1947 ed il 1948 su progetto dell’ing. Serughi, sostituisce quella realizzata negli Anni Trenta e abbattuta dai tedeschi durante la ritirata insieme ad altri palazzi cittadini come quello della congregazione.Al centro della facciata si eleva il monumento alla vittoria scolpito da un giovanmissimo Mario Bertozzi, non ancora ventenne, alla sua prima commissione pubblica.
Per saperne di più: www.forlimpopolidocumentiestudi.it - Emilio Rosetti
Nato nel 1839 in una famiglia di commercianti, si laurea nel 1864 in matematiche pure al futuro Politecnico di Torino, il cui direttore, Prospero Richelmy, gli propose di andare ad insegnare al Dipartimento di Scienze Esatte dell’Università di Buenos Aires. Nel giro di pochi anni Rosetti giunge a ricoprire fino a sette cattedre con ruoli di sempre maggior prestigio. Nel 1866 inaugura il primo corso di ingegneria e progetta edifici pubblici e privati nella stessa Buenos Aires, a Rosario e Paranà. Il nome di Emilio Rosetti si collega anche al primo progetto di fattibilità della Ferrovia Transandina per lo studio tecnico-strumentale del Passo del Planchon, considerato uno dei passaggi più complessi nel tragitto del futuro Ferrocarril Transandino.Nel 1872 Rosetti crea la Sociedad Cientifica Argentina ed è tra i cofondatori della Sociedad Paleontologica Argentina e dell’ Istituto Geografico Argentino. Ritornato in Italia nel 1885, si dedica essenzialmente agli studi di storia locale e regionale, facendo ricerche tra archivi, musei, biblioteche ed infine pubblicando il poderoso volume “La Romagna. Geografia e storia” (Hoepli,1894). Emilio Rosetti muore il 30 gennaio 1908 a Milano, dove ancora riposano le sue spoglie nel Cimitero Monumentale della città. I tre figli, Delio, Nino e Doro erigono in sua memoria, nel Comune di Forlimpopoli lo splendido Asilo che prota tuttora il suo nome.
Per saperne di più: www.forlimpopolicittartusiana.it - La Chiesa dei Servi
La Chiesa dei Servi venne edificata su di un preesistente oratorio, annesso all’Ospedale della Confraternita dei Battuti Neri, a partire dalla seconda metà del Quindicesimo secolo quando i Padri dell’Ordine dei Servi di Maria si insediarono in città. Del più antico oratorio resta oggi solamente il bel portale con decorazione in cotto visibile sul lato sud, all’esterno della chiesa. L’edificio fu oggetto di importanti modifiche e significativi ampliamenti nel corso del Sedicesimo secolo secolo ma è all’inizio del Settecento che assunse l’aspetto che si è mantenuto pressoché inalterato fino ai nostri giorni. Nell’agosto 1797 la chiesa e l’annesso convento furino definitivamente abbandonati dai Servi di Maria a seguito della soppressione degli ordini religiosi e la chiesa venne acquisita dalla Municipalità di Forlimpopoli che ne detiene tuttora la proprietà. Al suo interno si possono ammirare la pala dell’Annunciazione (1533) di Marco Palmezzano, opere di Livio Modigliani (tra cui le quattro portelle dell’organo, datate 1576), il ciclo pittorico dedicato ai Misteri del Rosario del forlivese Antonio Fanzaresi (1735) e gli affreschi di Paolo Bacchetti (decorazioni della cappella del Cuore Immacolato, 1870 ca.).
Per saperne di più: www.forlimpopolicittartusiana.it - La Festa di Fiorimpopoli
Ogni anno, ad inizio maggio, le vie del centro storico diventano giardini fioriti per la festa di primavera più bella della città. Oltre alla mostra mercato di fiori e piante che veste di colori tutte le piazze del centro, la manifestazione prevede sfilate, spettacoli e mostre sui temi della natura e del fantastico com il coinvolgimento delle diverse realtà associative della città.
Per saperne di più: www.forlimpopolicittartusiana.it - L’arca di Brunoro II
Brunoro II è stato l’ultimo discendente della nobile famiglia guelfa degli Zampeschi, i cui membri tra Quattrocento e Cinquecento, sono stati signori di San Mauro, Montiano, Roncofreddo, Santarcangelo e Forlimpopoli. Nato nel 1540 a Forlimpopoli, nel 1551 diventò signore di Forlimpopoli e 5 anni più tardi sposò la nobile romana Battistina Savelli. Imparò “il mestiere delle armi”, combattendo nell’esercito pontificio e al servizio di Venezia. Nel 1567 partecipò alle guerre di religione in Francia ottenendo per il suo valore l’onorificenza dell’Ordine cavalleresco di San Michele. Tornato in Italia, rientrò al servizio dei Veneziani, muovendosi tra Dalmazia, Albania e Friuli, finché, nel 1573, fu inviato a Creta per organizzare le truppe locali. Tre anni più tardi, malato, fece ritorno a Forlimpopoli dove morì nel 1578, senza lasciare eredi. La moglie gli fece erigere il monumento funebre nella chiesa di San Rufillo, in cui è rappresentato a cavallo, con indosso il prestigioso collare dell’Ordine francese di San Michele. L’opera in pietra d’Istria fu realizzata da Andrea Formaino da Ravenna.
Per saperne di più: www.forlimpopolidocumentiestudi.it/ - L’ex chiesa di San Nicolò
Nel 1679 la chiesa di San Nicolò e l’annesso ospedale vengono ceduti alla Confraternita della Buona Morte, detta anche dei Battuti Neri, che vi stabilisce definitivamente la sua sede. Fra il 1749 e il 1751 mastro Carlo Panzacchi di Ravenna e mastro Tommaso Righini di Forlimpopoli realizzano la costruzione della cupola e restaurano l’oratorio. Al pittore forlivese Antonio Fanzaresi (1700-1772) è, invece, commissionata la pala raffigurante La Vergine in gloria con San Rufillo e Santa Caterina, oggi conservata nelle raccolte comunali. All’inizio del XX secolo la chiesa, oramai in stato di abbandono, viene adibita a magazzino e nel 1919 viene definitivamente ceduta a privati, che – negli ultimi anni – ne hanno ricavato un originale ristorante.
Per saperne di più: www.forlimpopolicittartusiana.it - L’antico mercato dei cavalli
Spostato fuori dalle mura all’inizio dell’Ottocento secondo le prescrizioni della legislazione napoleonica, il mercato boario ed equino trovò collocazione nell’attuale piazza del mercato fino a via Duca d’Asota, confermandosi uno dei mercati di maggior rilievo per i cavalli della Romagna. Il suo rilievo trova memoria e conferma in due grandi epigrafi figurate in ceramica poste sulla parete della sede della banca che affaccia sulla piazza.
Per saperne di più: www.forlimpopolidocumentiestudi.it - La chiesa San Pietro
La chiesa originaria di San Pietro, in stile romanico, venne edificata all’inizio del XII secolo per essere poi ricostruita subito dopo la distruzione del 1361. Fra il 1823 e il 1837 l’edificio assunse l’aspetto attuale secondo il gusto neoclassico. Il campanile venne eretto nel 1842 su disegno dell’ingegnere forlimpopolese Biagio Schiedi. All’interno della Chiesa si possono osservare alcuni resti delle eleganti colonne in cotto dell’antico edificio romanico e, nella controfacciata, dei lacerti di affreschi quattrocenteschi raffiguranti la Vergine col Bambino e la testa di un vecchio eremita. Di pregio è anche il fonte battesimale realizzato in ceramica dai fratelli Minardi di Faenza intorno agli anni Venti del Novecento.
Per saperne di più: www.forlimpopolicittartusiana.it - Il villaggio della bicicletta
Dal 2023 Forlimpopoli ospita il primo villaggio della bicicletta in Italia: un parco di 70.000 metri quadri dedicato alla bici e a stili di vita salutari, riconsegnata alla comunità con oltre 500 nuove piantumazioni e un percorso ciclopedonale di quasi 2 km lineari che collega il parco agli altri percorsi ciclabili provenienti dal centro urbano. Il viallaggio ospita 3 piste: un tracciato didattico in manto gommato progettato per l’educazione civica e stradale a disposizione delle organizzazioni e delle scuole del territorio e 2 Pump Track – percorsi tecnici per la Mountain Bike e il Freestyle – per un totale di 342 metri lineari e uno sviluppo complessivo di 3.200 metri quadri che fanno di questo impianto l’Area Pumptrack più grande d’Italia.
Per saperne di più: brn.it/brnvillage/ - Il gruppo storico “Brunoro II”
Il gruppo storico “Brunoro II” si compone di una compagnia di sbandieratori e musici dedita alle rievocazioni storiche, in particolare del ‘500, proponendo al pubblico i suoi spettacoli di bandiere al ritmo di tamburi e chiarine. Anni di esperienza in questo settore hanno portato a comporre un buon repertorio di numeri (dal singolo alla squadra, passando per “Magia di ritmi e bandiere”, che combina musica, bandiere e fuochi) che risaltano in tutta la loro bellezza durante la festa “Un giorno nella Rocca di Forlimpopoli” che si tiene a fine maggio a Forlimpopoli per ricordare proprio la figura di Brunoro II.
Per saperne di più: www.brunoro.net - La Chiesa della Madonna di Loreto
Eretta nel 1617 nei pressi di una celletta dedicata a San Pellegrino Laziosi in cui si venerava l’immagine della Madonna di Loreto, l’edificio venne acquisito nel 1810 dalla Municipalità di Forlimpopoli che lo ha quindi inglobato entro le mura del cimitero urbano. La chiesa, a pianta ottagonale, è caratterizzata dalla presenza di un profondo pronao con archi a tutto sesto che ne definisce il prospetto principale. Sulla sommità si stagliano un elegante campaniletto in ferro battuto e un pinnacolo crucifero con banderuola che raffigura un angelo che suona la tromba All’interno, le cappelle laterali sono ornate da ancone settecentesche e da due tele raffiguranti La Madonna col Bambino e San Filippo Neri (a destra) e Santa Margherita da Cortona (a sinistra), mentre sull’altare maggiore, entro una nicchia, è sistemata la statua della Madonna di Loreto.
Per saperne di più: www.forlimpopolicittartusiana.it/ - La panchina letteraria di Artusi
In occasione del bicentenario della nascita, Forlimpopoli ha dedicato ad Artusi una panchina letteraria che riproduce sulla seduta e sulla spalliera la copertina della prima edizione della Scienza in cucina e l’arte di mangiare bene e la celeberrima ricetta dei cappelletti all’uso di romagna.
Per saperne di più: www.forlitoday.it - Il cardinal Egidio Albornoz
Nato a Cuenca, in Spagna, tra il 1300 ed il 1310, Egidio Albornoz studiò a Tolosa dove conseguì il dottorato in diritto canonico. Nel 1338 divenne arcivescovo di Toledo, primate di Spagna e cancelliere del re. Fu poi Legato Papale durante la «reconquista» contro i musulmani, facendo una notevole esperienza militare e spiccando per valore. Nel 1353 fu poi inviato in Italia da Innocenzo VI come legato e vicario generale per i domini della Chiesa, con il compito di ripristinare la sovranità della Santa Sede nei territori dello Stato Pontificio. Le armate papali sotto la sua guida ebbero ragione dei signori che spadroneggiavano nel Lazio, nelle Marche ed in Romagna. Tra il 1365 e il 1367 istituì a Bologna il Collegio di S. Clemente o Collegio di Spagna, il più antico collegio universitario che sussista in tutta l’Europa. Morto nello stesso 1367, venne prima sepolto nella Basilica di Assisi, quindi nella Cattedrale di Toledo.
Per saperne di più: www.forlimpopolicittartusiana.it - Il Festival DidJin’Oz
Ogni anno, dal 2002, durante il secondo week end di luglio, il Centro storico della città ospita il più importante festival italiano dedicato alla cultura aborigena, ed in particolare al suo strumento musicale simbolo, ovvero il il didjeridoo. Oltre a concerti con i maggiori strumentisti a livello internazionale, il Festival ospita laboratori, mostre, incontri e mercati a tema.
Per saperne di più: www.didjinoz.com - La Chiesa di San Giovanni Battista
Allontanate dall’antico convento nel 1910, le Monache Agostiniane del monastero di San Giovanni Battista, trovarono rifugio nell’adiacente caseggiato di via A. Saffi, dove risiedono ancora oggi. Inaugurato nel 1923, l’edificio fu realizzato su disegno del capomastro forlimpopolese Giovanni Artusi in uno stile neogotico estremamente semplificato. Sulla facciata spicca una lunetta in maiolica dell’artista faentino Goffredo Gaeta raffigurante il Battesimo di Cristo. L’interno, a navata unica con volte a crociera, è scandito da semipilastri e da costoloni decorati a bande orizzontali.
Per saperne di più: www.forlimpopolicittartusiana.it - Il cardinale d’Albornoz entra a Forlimpopoli dopo la sua distruzione di Paolo Bacchetti
Nella sala del Consiglio comunale si conserva il sipario teatrale – realizzato per il teatro Verdi – che rappresenta la scena dell’assedio e della distruzione della città di Forlimpopoli nel 1360 ad opera delle truppe guidate dal cardinale Egidio d’Albornoz raffigurato mentre entra nella città ormai inerme. Pur nelle precarie condizioni di conservazione si intravvede sulla destra della tela una scena di combattimento in cui soldati armati, a piedi e a cavallo, colpiscono donne, bambini e anziani raccolti sotto le mura di un edificio; sull’ammasso dei corpi domina, dall’alto di un basamento, la statua di un leone che trattiene fra le zampe uno scudo raffigurante forse lo stemma della città. Sulla sinistra, invece, avanza uno stuolo di soldati fra bandiere e stendardi gonfiati dal vento, alla cui guida è posto, su di un cavallo bianco, il cardinale Albornoz.
Del grande telo istoriato si conserva presso la quadreria comunale anche il bozzetto preparatorio che testimonia la prima idea formulata dal pittore.
Per saperne di più: bbcc.ibc.regione.emilia-romagna.it - Il parco “Luciano Lama”
Inaugurato nel 2006, il parco urbano “Luciano Lama” si trova nelle adiacenze della piazza e delle vie del centro storico. Esteso su 5 ettari, è scandito da ampi prati verdi e da boschetti di piante rigorosamente autoctone; un angolo di natura ideale per gli amanti del jogging e per tutti coloro che desiderano trascorrere momenti di svago e di relax all’aria aperta. Al suo interno è presente un ampio parco giochi per bambini di tutte le età, una “Casa dell’acqua” ed un bagno pubblico automatizzato. Il parco confina con un’area a bosco urbano di altri nove ettari.
Per saperne di più: www.forlimpopolicittartusiana.it - La Torre dell’Orologio
Il Palazzo della Torre (o dell’orologio) si affaccia sulla piazza principale di Forlimpopoli. In origine residenza del Podestà di Forlimpopoli, l’edificio fronteggiava, prima della distruzione albornoziana della città, la primitiva cattedrale e il vescovado. Ricostruito a partire dal 1380 durante la signoria di Sinibaldo Ordelaffi, il palazzo diviene sede della Municipalità forlimpopolese che rimase qui fino al 1801, per trasferirsi, con l’arrivo dei Francesi, nella Rocca. Fra il 1825 e il 1834 venne completamente rifatta l’intera facciata , su progetto dell’architetto forlimpopolese Raffaele Briganti, e venne eretta la torre dell’Orologio. Con l’Unità d’Italia si decise di ospitarvi l’asilo infantile che vi rimarrà fino al 1919. Nel 1928 l’edificio divenne sede della Casa del Fascio per poi tornare di proprietà del Comune di Forlimpopoli alla fine della guerra.
Oggi il Palazzo della Torre è diventato di fatto una “casa delle arti”, ospitando al primo piano – insieme allo storico circolo ricreativo “Piccolo Club” – gli incontri ed i laboratori di diverse associazioni culturali, come “Gli Amici dell’Arte”, e, al secondo piano, la sede dell’Associazione Gruppo Danza Forlimpopoli, che oltre ai corsi dedicati alle diverse forme di danza (classica, moderna, contemporanea, hip hop, etc.) organizza anche importanti stage e festival estivi.
Per saperne di più sulla Torre: www.forlimpopolicittartusiana.it/
Per saperne di più sul Gruppo Danza: https://gruppodanzaforlimpopoli.it - Gilda Musa
Nata a Forlimpopoli nel 1926, Gilda Musa si avvicinò alla fantascienza nel 1963 con il racconto Memoria totale, apparso su ‘Futuro’, e da allora pubblicò un ragguardevole numero di romanzi e racconti. Del 1972 è la raccolta Festa sull’asteroide, seguito nel 1975 dal suo primo romanzo, Giungla domestica, Premio Città di Ferrara; nel 1981 uscì Fondazione Id. Insieme al marito Inìsero Cremaschi scrisse Dossier extraterrestri (1978) e Le grotte di Marte (1974, per ragazzi). Con il racconto Gli ex bambini vinse il premio fantascienza di Ferrara per il 1978, che si aggiunse ad altri premi, come il Premio San Francesco d’Oro nel 1977 e il Premio Romagna nel 1980, riportati per il complesso della sua opera. Premi e riconoscimenti hanno anche avuto molti dei racconti apparsi nell’antologia personale La farfalla sul soffitto (1988). Suoi racconti e poesie sono stati tradotti in francese, inglese, russo e tedesco. Contribuì con Cremaschi ed altri, a delineare, sulle pagine della rivista ‘La Collina’ il filone narrativo del “neofantastico”.
Per saperne di più: it.wikipedia.org/wiki/Gilda_Musa - Il busto di Guglielmo Oberdan
Davanti alle scuole primarie di via Saffi, al centro della piazzetta circondata dal verde, si eleva il momumento dedicato al giovane martire irredentista Guglielmo Oberdan. Nato nel 1858 a Trieste, allora sotto il dominio austro-ungarico, ‘traduce’ il suo nome – Wilhelm Oberdank – in italiano e si rifiutandosi di entrare nell’esercito austriaco, disertando. La nascita della Triplice Alleanza tra Germania, Italia ed Austria lo spinge ad abbandonare gli studi per dedicarsi alla lotta politica. Medita quindi di fare un attentato contro l’imperatore Francesco Giuseppe ma viene tradito e, il 16 settembre 1882, arrestato. Condannato a morte viene impiccato a Trieste, a soli 24 anni. Realizzato dallo scultore cesenate Tullo Golfarelli e inaugurato nel 1922, il monumento è corredato, nel basamento, da una epigrafe nella quale si legge: “O Guglielmo Oberdan/col tuo santo martirio/annientasti i tiranni di fuori/compisti l’unità della Patria/disperdi ora i vigliacchi di dentro/e sorga alla libertà e al lavoro/l’Italia del popolo/quella del tuo sogno e del tuo maestro/Mazzini/ I Repubblicani”.
Per saperne di più: www.forlimpopolicittartusiana.it/ - L’ex GIL
L’edificio, in stile razionalista, venne progettato dall’architetto Cesare Valle e realizzato tra il 1934 e il 1937 come Casa del Balilla. Con la creazione dell’organizzazione fascista Gioventù Italiana del Littorio nel 1937, l’edificio cambia nome in G.I.L.. Fungeva da palestra e centro culturale, con annesso campo sportivo, che all’occorrenza serviva anche alle adunate fasciste. L’edificio è composto da tre volumi, tra i quali spicca la torre, aggiunta in corso d’opera su intervento diretto del Capo del Governo per conferire maggiore monumentalità, che presenta una facciata curva e il prospetto posteriore a piano inclinato, due elementi che suggeriscono una dinamicità e uno slancio propri delle avanguardie futuriste. Gli altri due volumi dell’edificio accolgono la palestra di 300 mq con altezza a doppio volume e gli ambienti di servizio ospitati sui tre lati che circondano la palestra. I volumi articolati, l’impiego di finestre a oblò e il parapetto in ferro che corona le terrazze di copertura e la torre littoria con il fronte curvo in vetromattone ricordano temi nautici sviluppati nell’architettura coeva delle colonie marine. Negli anni ’80 il complesso è stato ampliato e sopraelevato per trasformarlo in scuola superiore, rendendo di difficile lettura l’aspetto originario.
Per saperne di più: www.forlimpopolicittartusiana.it/ - Il monumento ad Artusi di Mario Bertozzi
Il monumento dedicato a Pellegrino Artusi, dello scultore forlimpopolese Mario Bertozzi, si pone significativamente sulla via Emilia, all’ingresso della città per chi proviene da Forlì. L’opera in bronzo, dai caratteri monumentali, offre un’immagine del maestro così come appare nell’unica fotografia esistente pubblicata ne “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”: alto, impettito, con il volto contrassegnato da imponenti basette granducali che gli coprono il colletto inamidato di una prefettizia d’ordinanza e con un elegante cappello a cilindro da passeggiata domenicale. Mario Bertozzi ha tentato di rappresentare in tutte le sue opere i caratteri peculiari della Romagna più sanguigna ed estroversa, legata alla terra e alle espressioni più genuine del mondo animale, come testimoniano i suoi galli e i suoi tori, potenti e superbi nella loro incontenibile esuberanza e virilità.
Per saperne di più: www.forlimpopolicittartusiana.it/ - La Chiesa di Santo Spirito
La chiesa di S. Spirito si configura come una grande arca posta sulle acque per permettere al fedele di avere la sensazione di accedere in un luogo che viaggi nel tempo verso qualcosa di superiore, accentuando il distacco con le percezioni esterne. Per questo la parte inferiore dell’edificio centrale è costituita da un grande cassero di barca in cemento armato e marmo bianco, quella superiore da un insieme di nervature ricurve in legno lamellare che gradatamente salgono verso l’alto fino a diciassette metri di altezza.
Riprendendo il tema dell’arca, la prua è rivolta verso l’altare ed è enfatizzata dall’assetto della Chiesa a pianta pressoché triangolare. Elemento significativo dell’opera – che assume sia valore architettonico che simbolico – è l’attento studio dell’illuminazione: una lama luminosa percorre l’intera lunghezza dell’edificio dall’alto. Una fascia sul bordo, tutt’intorno al perimetro, consente una illuminazione indiretta e radente del guscio in legno nervato che forma la parte sovrastante.
Per saperne di più: www.censimentoarchitetturecontemporanee.cultura.gov.it - La Protezione Civile
Con più di 100 soci, la Protezione civile di Forlimpopoli è una delle realtà associative di volontariato più attive ed apprezzate a livello regionale. Oltre ad essere conosciuta come realtà estremamente efficiente negli interventi di emergenza, con particolare riferimento ai servizi di ristorazione, lo è infatti anche come consesso di persone dinamiche e disponibili, animate da spirito di collaborazione e da una forte spinta al bene comune.
Per saperne di più: www.facebook.com/PROTEZIONE-CIVILE-FORLIMPOPOLI - La galleria “Il Parco”
Realizzata all’interno del complesso residenziale che affaccia sul grande parco pubblico “L. Lama”, la galleria raccoglie una decina di esercizi commerciali e di studi professionali, garantendo oltre al piacere di una passeggiata dedicata allo shopping, anche la possibilità di partecipare ad eventi e manifestazioni a tema in occasione delle ricorrenze locali e nazionali grazie allo spirito di collaborazione tra gli esercenti stessi.
Per saperne di più: www.facebook.com/watch/galleria-il-parco - L’Istituto Alberghiero e il Liceo delle Scienze Umane
L’Istituto di Istruzione Superiore di Forlimpopoli si compone di due scuole: il Liceo “Valfredo Carducci” e l’Istituto Professionale Alberghiero “Pellegrino Artusi”.
Il liceo vanta un prestigioso passato che risale al 1890 quando fu istituita una Regia Scuola Normale Maschile per la preparazione degli insegnanti elementari grazie al sostegno autorevole del premio Nobel Giosue Carducci. La scuola, che porta il nome di suo fratello Valfredo, chiamato a dirigerla, è divenuto un Liceo e propone due diversi indirizzi: l’indirizzo Socio-psico-pedagogico e l’indirizzo in Scienze Sociali. L’Istituto Alberghiero è nato come succursale dell’Istituto Alberghiero di Rimini nel 1989 ed è divenuto autonomo nel 1995 aumentando gli studenti in numero esponenziale. Dall’ A.S. 2003/2004 hanno avuto inizio anche i corsi serali per adulti. L’impostazione della scuola si collega al mondo del lavoro pèroponendo, fin dal bienno, lo sviluppo di un’offerta flessibile, personalizzata ed attenta agli aspetti operativi e pratici, potenziando anche l’integrazione con le realtà locali e con la formazione professionale.
Per saperne di più: www.iisforlimpopoli.edu.it - Biancani e Sibillone: i gatti di Artusi
Artusi era legatissimo ai suoi 2 gatti, tanto da dedicare a loro la prima edizione del suo volume: «a due de’ miei migliori amici dalla candida pelle, Biancani e Sibillone, dedico questo libro. A voi che, scevri d’invidia e rancore, senza annoiarvi mai, mi tenete assidua compagnia: a voi che quando stavo in cucina a provar questi piatti, soffregandovi alle mie gambe a codino ritto, smaniavate dirmi per primi il vostro parere: a voi che, dirazzando dalla vostra stirpe, non si può dar taccia di traditori, e se di qualche raro ladrocinio siete colpevoli, sola, sola la forza irresistibile per un pezzo di cacio o un quarto di pollo arrosto vi ha fatto prevaricare: a voi che con la vostra concordia insegnate agli uomini l’amor fraterno e intenti a lisciarvi e a farvi belli, non volgete la mente alle insidie. A voi infine che, coi vostri lazzi e coi salti snelli e graziosi esilarandomi spesso, non mi avete mai lasciato sulle mani le impronte del disamore.»
Per saperne di più: www.artusi.net - L’insegna del fullone al Museo Archeologico
Il MAF ospita come prestito del museo archeologico “Santarelli” di Forlì uno straordinario esempio di insegna di fullonica. Rinvenuta a Forlimpopoli nel maggio 1878 in occasione di lavori agricoli al Melatello è costituita da una lastra in pietra calcarea di modeste dimensioni lavorata a basso rilievo, nel quale si susseguono varie raffigurazioni: un uomo a torso nudo immerso in una tinozza ad alto bordo, un rudimentale telaio su cui è teso un tessuto, una piccola altura su cui svetta un albero dal tronco sinuoso con due rami e una foglia stilizzata, una specie di canale/conduttura idrica che rifornisce una grande vasca, e un oggetto a forma di ‘capanna’ caratterizzato da un ‘intreccio’ di linee orizzontali e oblique.
Santarelli interpretò il rilievo come la rappresentazione di una fullonica, un impianto dedicato in epoca romana alla follatura della lana e dei tessuti. Gli studiosi hanno ipotizzato dapprima che potesse fare parte del monumento sepolcrale di un fullone o costituisse la porzione di una stele funeraria di cui si era persa la parte sommitale con l’iscrizione. Studi più attenti inducono oggi a considerare il reperto come l’insegna di una fullonica, intesa come semplice bottega artigianale o, più probabilmente, piccolo impianto industriale.
Per saperne di più: www.archeobologna.beniculturali.it/fc_forlimpopoli/ - Casa Artusi
Casa Artusi è il primo centro di cultura gastronomica dedicato in Italia alla cucina domestica. All’interno dell’ isolato della Chiesa dei Servi, un antico convento con annessa chiesa di grande importanza storica ed architettonica, il centro occupa 2000 mq ed è strutturato come una grande abitazione in cui sono presenti a) una biblioteca specializzata dedicata alla cucina domestica italiana ( libri, giornali, riviste, raccolta multimediale con cd-Rom, DVD, risorse on line ), b) un ristorante artusiano che, anche in ricordo della fedele Marietta, figura centrale nell’opera dell’Artusi, ripropone il modello della cucina di casa, fatta non di regole immutabili, ma di pratica concreta e quotidiana, c) cucine, per la scuola che ha l’obiettivo di promuovere la conoscenza delle diverse tradizioni e cucine locali, i prodotti del territorio, l’educazione al gusto e l’insegnamento eminentemente pratico del saper fare. d) sale e salotti, per incontri, degustazioni ed eventi culturali.
Per saperne di più: www.casaartusi.it - Il Gruppo Alpini “D. Zoli”
Intitolato al Capogruppo che ha guidato l’associazione forlimpopolese delle penne nere nei primi Anni Settanta, il gruppo collabora da sempre con l’Amministrazione comunale e la Protezione civile in tutte le situazioni di emergenza ma anche in occasione delle principali iniziative cittadine unendo allegria e rigore, leggerezza e tenacia come è nello spirito alpino.
Per saperne di più: gruppoalpiniforlimpopoli.jimdofree.com - Marco Uccellini
Dopo essersi formato musicalmente ad Assisi, Marco Uccellini, nato a Forlimpopoli nel 1610, si recò a Modena dove, nel 1647, fu posto alla direzione della cappella musicale del duca Francesco I d’Este e nominato maestro di cappella della cattedrale. Mantenne queste cariche fino al 1665, anno in cui entrò al servizio, sempre come maestro di cappella, della corte del duca di Parma, Ranuccio II Farnese, il quale aveva sposato Isabella d’Este. Uccellini fu principalmente un apprezzato compositore di musica strumentale, della quale lasciò oltre 300 lavori, occupando un importante posto nello sviluppo della sonata per violino. Uccellini possedeva in particolare una tecnica della mano sinistra molto sviluppata per la sua epoca; infatti, in alcune sue sonate vi è un ampliamento dell’estensione del violino verso il registro più acuto.
Per saperne di più: www.forlimpopolicittartusiana.it/marco-uccellini/ - La Loggia della Beccheria
Costruita nel 1865 per ospitare le attività di macellazione e vendita delle carni animali, su progetto dell’architetto forlimpopolese Giuseppe Tellarini, la Loggia prende il nome dal termine “beccheria” con il quale si era soliti indicare il luogo dedicato alla macellazione e alla vendita degli animali “da becco” e quindi, per estensione, tutti i negozi di carni in genere. L’edificio trova spazio sul lato orientale di piazza Pompilio, ricavata nella seconda metà del Settecento dall’interramento del fossato settentrionale. Già negli anni Venti e Trenta dell’Ottocento, su proposta del conte Giovanni Golfarelli, erano stati aperti sul muro esterno della Rocca prospiciente la piazza, dei varchi per adibire i locali interni a botteghe, tra cui tre macellerie. Per loro venne costruita nel 1861 una grande ghiacciaia nel torrione che gira verso piazza Trieste e che rimase in funzione fino agli Sessanta del Novecento.
Per saperne di più: www.forlimpopolicittartusiana.it/ - Il monumento al “Pastore degli alberi”
Nel 2019 è stato inaugurato nel punto di congiunzione tra parco “L. Lama” e bosco urbano un cippo dedicato al “pastore degli alberi”, cioè al volontario che cura il coordinamento di tutte le attività di tutela e valorizzazione delle aree verdi della città, a partire dal costante ampliamento del bosco dei nuovi nati, che si arricchisce per l’appunto ogni anno di un nuovo albero per ciascun nuovo nato.
Per saperne di più: win.icrosetti.edu.it - L’associazione delle Mariette
L’Associazione delle Mariette si è costituita nel 2007, in onore di Marietta Sabatini, governante della casa fiorentina di Pellegrino Artusi. Lo scopo principale dell’Associazione è valorizzare la cucina di casa e la gastronomia popolare attraverso la ricerca, la comunicazione e la formazione, con una speciale attenzione riservata alla cucina emiliano-romagnola. L’Associazione delle Mariette, che conta oltre 150 associati, svolge un ruolo fondamentale nella Scuola di Cucina di Casa Artusi, collaborando alla realizzazione dei corsi pratici dedicati alla sfoglia e alla piadina.
Per saperne di più: www.mariette.it - La Casa della Salute e il monumento L’abbraccio di Mario Bertozzi
La case della salute sono strutture territoriali di riferimento alla quale i cittadini devono potersi rivolgere in ogni momento della giornata, offrendo risposte competenti e adeguate ai diversi bisogni di salute e di assistenza. Di questa attenzione è inteprete l’opera di Mario Bertozzi posta all’ingresso, “L’abbraccio”, scultura in bronzo di due metri che presenta due figure stilizzate, personificazione dell’assistenza sanitaria e dell’umanità, avvinghiate per l’appunto in un simbolico abbraccio. In quest’opera Bertozzi ha cercato soprattutto, attraverso la semplificazione della forma e dei modelli stilizzati, di restituire la forza del gesto accorato e simbolico.
Per saperne di più: www.mariobertozzi.it - Matteo Vecchiazzani e l’Historia di Forlimpopoli
Matteo Vecchiazzani fu a capo di un gruppo di mercenari di Forlimpopoli, ma la carriera militare non gli diede il prestigio che invece gli assicurò il ruolo di segretario comunale ed amministratore delle maggiori comunità religiose cittadine. Scrisse molte opere tra cui spicca l’ “Historia di Forlimpopoli con varie revolutioni delle altre città di Romagna”, pubblicata a Rimini nel 1647.
Per saperne di più: www.comune.forlimpopoli.fc.it - La Loggia della Misura
Parallela alla Rocca, su piazza Pompilio, affaccia la Loggia della Misura, o Foro Annonario, fatta erigere nel 1817 dall’Amministrazione comunale di Forlimpopoli. Oltre al ruolo commerciale, la Loggia costituisce fin dalla sua nascita un piacevole elemento architettonico che contribuisce a qualificare e caratterizzare quest’angolo della città. Ancora oggi la Loggia si caratterizza per le sobrie ed eleganti colonne di ordine toscano che accompagnano lo sguardo verso via Costa. All’interno della Loggia della Misura sono state collocate due lapidi, l’una dedicata ai pularul e l’altra ai baruzér, a ricordo di alcuni tra i mestieri più diffusi un tempo in città.
Per saperne di più: www.forlimpopolicittartusiana.it/ - Il monumento Il profeta di Mario Berrtozzi
Opera in bronzo alta 350 cm. adagiata su un basamento in marmo e situato a lato della rotonda sulla Bidentina sfrutta le curve, le rotondità, che rendono il bronzo leggero quasi liquido, per far perdere lo sguardo nelle cavità che permettono allo spazio di penetrare all’interno della scultura. E’ quasi un testamento, un’eredità, lasciata ai posteri perché si fermino ad interrogarsi, a stupirsi. Il Profeta, realizzata nel 2009, è l’ultima opera monumentale dello scultore.
Per saperne di più: www.mariobertozzi.it - Il Museo Archeologico “Tobia Aldini”
Ospitato nelle suggestive sale al pianterreno della Rocca, il Museo Archeologico di Forlimpopoli custodisce preziose testimonianze della storia locale. Nelle sei sale sono esposti, secondo un ordine cronologico e con allestimenti tematici, materiali provenienti da rinvenimenti fortuiti e da scavi effettuati nell’abitato e nel territorio circostante. Manufatti del Paleolitico Inferiore, reperti di epoca protostorica, romana e medievale ne documentano il popolamento e le trasformazioni fin dall’epoca più antica. Un vero e proprio viaggio nel tempo che conduce il visitatore alla scoperta della storia della città, in particolare, di Forum Popili, florido centro dedicato al commercio, fondato dai Romani nel II sec. a.C. e che raggiunse fra il I e il III secolo d.C. la sua massima espansione. All’interno delle sale sono altresì visibili i resti della primitiva cattedrale romanica, risalente al XII secolo, dedicata a Santa Maria Popiliense, distrutta nel 1360 dall’esercito pontificio guidato dal cardinale Egidio d’Albornoz. Intitolato al maestro Tobia Aldini che ricoprì l’incarico di direttore dal 1972 al 2003, il Museo ospita regolamente mostre di arte contemporanea che si pongono in dialogo con le collezioni archeologiche.
Per saperne di più: www.maforlimpopoli.it - La collezione di moto Guzzi Brunelli
Il Museo Collezione Guzzi Brunelli nasce da un progetto di Elio Brunelli, appassionato collezionista di Moto Guzzi ed ex Presidente della Commissione Nazionale Manifestazioni Moto dell’ASI che ha realizzato uno spazio espositivo di 650 mq dedicato alle Moto Guzzi costruite dal 1930 al 1970, tutte rigorosamente restaurate ed omologate ASI. Il Museo ne ospita oltre 70 esemplari, insieme a una sezione dedicata alla storia della Lambretta e della Ducati nonché alle Moto Guzzi che hanno servito lo Stato attraverso vari enti e corpi militarizzati. Il Museo Moto Guzzi rappresenta anche un piacevole percorso a ritroso nel tempo: nelle sale espositive sono infatti state ricostruite le storiche attività forlimpopolesi della famiglia Brunelli come l’Osteria della Cumona, bisnonna di Elio Brunelli; l’azienda “Brunelli Giuseppe” esportatore ortofrutticolo “detto Fafetta”; il distributore Esso di “Bunaza”; l’officina di Tumidei Vero e i ristoranti in Africa Orientale della famiglia Valbonesi in epoca coloniale.
Per saperne di più: www.collezioneguzzibrunelli.it - Le mura cittadine
Dopo la distruzione della città di Forlimpopoli voluta dall’Albornoz nel 1361, venne eretta una nuova cinta muraria. La prima struttura fu presumibilmente costruita con steccati in legno e brevi inserti in muratura di mattoni, circondati da fossati. In seguito, la cinta fu urbica fu trasformata in una solida struttura in muratura e furono costruiti i sette torrioni angolari. Dentro alle mura correva, lungo tutto il tracciato, una strada chiamata Terraglio nella quale potevano transitare solo chi vi risiedeva vicino e che aveva anche il compito di mantenerla in stato efficiente. Oggi sono sopravvissuti solo alcuni tratti lungo la via De Gasperi e la Circonvallazione Emilia. Degli antichi torrioni,invece, si possono ancora osservare il Torrione della Montanara, il Torrione Leonardo, il Torrione dell’Ospedale, il Torrione dei Servi e quello di san Rufillo.
Per saperne di più: www.sfogliami.it/ad-munitionis-firmamentum-libro - La Festa Artusiana
Con la Festa Artusiana, Forlimpopoli si trasforma nella capitale della “scienza in cucina” e dell’ “arte di mangiar bene” per rendere omaggio al suo concittadino più illustre: Pellegrino Artusi, padre universalmente riconosciuto della cucina domestica italiana. Un intreccio unico di suoni, profumi e sapori invade per nove giorni il centro storico della città di Forlimpopoli che attrae ogni sera migliaia di persone da tutta la regione e non solo, richiamate dalla spensieratezza di spirito che scaturisce ogni anno dall’originale dialogo tra gastronomia, cultura e intrattenimento. Il filo conduttore della festa è la cucina domestica con le 790 ricette de La Scienza in Cucina e l’Arte di Mangiar Bene che vengono proposti nei tanti ristoranti e stand allestiti lungo le strade e nelle piazze principali della città, rinominate per l’occasione come i capitoli del manuale. A rendere unico lo spirito della Festa è la partecipazione di tutte le realtà associative, culturali e di volontariato, del territorio.
Per saperne di più: www.festartusiana.it - I mosaici romani del Museo Archeologico
L’asse portante del museo archeologico “T. Aldini” è l’ampio salone dedicato all’antico Forum Popili edificato lungo la via Emilia, sulla sinistra del torrente Ausa. Qui i resti di grandi pavimenti a mosaico e i lacerti di rivestimenti parietali si rincorrono come pannelli scenici e quinte intervallandosi ad oggetti, nelle vetrine che offrono numerose informazioni sulla vita domestica dei foropopiliensi. Tra i diversi mosaici spiccano per dimensioni e qualità i due provenienti da Casa Vitali. Il primo, risalente al I sec. s.C. misura 7,5×8 m, ed è a tessere bianco/nere con emblema centrale (andato perduto), delimitato da una fascia che riproduce il motivo a ‘mura, torri e porte urbiche’. Il secondo, databile al II secolo d. C., anch’esso a tessere bianco/nere, misura 6,80×2 m. e presenta una decorazione geometrica con motivi di stelle a otto punte, pelte e scudi incrociati.
Per saperne di più: www.maforlimpopoli.it - Napoleone Salaghi, “e dutor d’la garnela”
Nato a Forlimpopoli il 23 Settembre 1810, Napoleone Salaghi si laureò nel 1833 alla Facoltà di Medicina all’Università di Bologna. Fu fra i primissimi a praticare l’omeopatia, che descrisse nella sua opera fondamentale: “Patologia Nuova”, pubblicata nel 1859. Somministrava le medicine ai suoi numerosissimi pazienti in granuli molto piccoli, tanto che fu soprannominato “e’ dutor dla garnela”.
Per saperne di più: www.treccani.it/enciclopedia/napoleone-salaghi - Le portelle dell’organo della Chiesa dei Servi dipinte da Livio Modigliani
Nel corso del ‘500 la Chiesa dei Servi si dotò di un nuovo organo, la decorazione delle cui portelle venne affidata nel 1576 al grande pittore forlivese Livio Modigliani. I dipinti ritraggono nella parte interna la Madonna dei Servi e Santa Caterina d’Alessandria e in quella esterna l’Annunciazione con l’Angelo Annunciante e la Madonna annunciata. Le portelle sono state restaurate nel 2021 con il sostegno di Unica Reti attraverso lo strumento dell’Art Bonus
Per saperne di più: www.forlimpopolicittartusiana.it - Il Palazzo Colombani
Edificato nel 1763 dalla nobile famiglia Colombani di Forlì, di cui era membro illustre Francesco Maria, vescovo di Bertinoro, Palazzo Colombani si caratterizza per l’elegante e ampia facciata. Per volontà dello stesso vescovo Colombani, viene successivamente ampliato verso est, come testimonia oggi il decentramento dell’ingresso principale. La facciata del palazzo era ornata da un bel balconcino settecentesco, in ferro battuto dall’originale forma ‘a canestra’: dallo stesso si affacciarono il 30 marzo 1815 Gioacchino Murat e il padre barnabita Ugo Bassi, al comando dell’esercito napoletano in ritirata dalla Romagna, per arringare i Forlimpopolesi. Nel 1911 il balconcino è stato smontato per essere ricollocato sulla facciata del palazzo Paulucci di Calboli-dall’Aste a Forlì e sostituito da un ‘moderno’ manufatto in cemento.
Per saperne di più: www.forlimpopolicittartusiana.it - I cappelletti all’uso di Romagna
Ricetta iconica del manuale artusiano, come tutte le paste ripiene ha avuto,più che origine, ampia diffusione nel corso del Rinascimento, per uscire poi dalla cucina di corte e diffondersi in tutto il territorio romagnolo e centro italiano. E’ così diventata una delle ricette più diffuse e differenti di tutto lo stivale, perché il ripieno è divenuto espressione del luogo di realizzazione. Per Pellegrino Artusi, ad esempio, occorrono ricotta, petto di cappone o lombata di maiale.
Per saperne di più: www.travelemiliaromagna.it - Battistina Savelli
Di antica famiglia romana, Battistina Savelli andò in sposa, nel 1554, al celebre cavaliere di ventura Brunoro II Zampeschi, che durante i lunghi periodi di condotta (almeno 15 anni sui 24 di matrimonio) delegò tutte le sue funzioni alla moglie Battistina, che seppe reggere con saggezza Forlimpopoli. Ciononostante alla morte del marito Brunoro il legato pontificio reclamò il possesso della Rocca alla Santa Sede, ma la vedova riuscì a ottenere dal Papa il diritto di continuare ad abitare in rocca e di reggere le sorti della città fino alla morte, avvenuta poi nel 1592. Amante delle lettere come il marito, “fu il punto di riferimento di una corte discreta ma dignitosa e di una città in piena crescita per quasi trent’anni”.
Per saperne di più: www.forlimpopolicittartusiana.it - Il murales dedicato da Cibo ad Artusi
In occasione del bicentenario della nascita di Artusi il celebre writer Pier Paolo Spinazzé, in arte “Cibo”, ha realizzato un grande murales dedicato alla sua ricetta più celebre, cioè ai cappelletti all’uso di Romagna, illustrandone con incredibile capacità di sintesi ingredienti e preparazione. L’opera, alta diversi metri, colora piazzetta delle staffette partigiane, alle spalle di Casa Artusi.
Per saperne di più: www.corriereromagna.it/forlimpopoli-il-murale-di-cibo - La Chiesa della Madonna del Popolo
Autorizzata da una bolla di Papa Giulio II del1506 la chiesa della Madonna del Popolo fu edificata nei pressi di una celletta detta di «San Giovanni alle Quattro Strade» ove era custodito un affresco trecentesco raffigurante la Madonna col Bambino. La nuova chiesa viene consacrata l’8 Aprile 1537. Successive trasformazioni sono realizzate nella seconda metà del Settecento e nell’Ottocento: il nuovo tempio viene così inaugurato nel 1857. All’interno della chiesa, lungo l’unica navata si aprono tre cappelle per ogni lato ornate da tele del pittore forlivese Giuseppe Marchetti (1722-1801). Le pareti della navata e del presbiterio sono decorate dal pittore cesenate Lucio Rossi (1821-1910). Nell’abside sono visibili lacerti di affreschi rinvenuti nel corso di un recente intervento di restauro, raffiguranti il Profeta Isaia e il Re Davide, e il pregevole coro in legno di noce.
Per saperne di più: www.comune.forlimpopoli.fc.it/ - Pietro Novaga
Nato a Zurigo nel 1911 nella famiglia che dal 1915 gestirà lo storico ‘Caffè Garibaldi’ in via Saffi, studia al Liceo Artistico di Bologna (avendo tra gli insegnanti Giorgio Morandi) e all’Accademia di Belle Arti di Ravenna. Docente di Disegno e Stilistica nel Liceo Scientifico di Forlì e di Disegno e Storia dell’arte dell’Istituto Magistrale forlimpopolese, fu pittore, illustratore, grafico, incisore, scrittore di storia e di storia della città e del suo territorio, oltre che consigliere comunale e commissario edilizio. Fu, ancora, tra i fondatori della Pro Loco, nonché Accademico dei Filopatridi e Ispettore Onorario ai Monumenti e Gallerie della Romagna.
Per saperne di più: www.forlimpopolicittartusiana.it - La Festa Rinascimentale “Un dè int la Ròca ad Frampúl”
Ogni anno la città ricorda con una rievocazione rinascimentale in costume il trionfale ritorno di Brunoro II Zampeschi, signore di Forlimpopoli a metà del Cinquecento, dalla vittoriosa campagna di guerra in Francia che gli valse il collare di San Maurizio. La rievocazione prevede ogni anno sfilate, mostre, eventi, spettacoli ed anche una cena a tema.
Per saperne di più: www.ungiornonellarocca.com - La piscina comunale
A giugno del 2006, grazie alla collaborazione fra la società Piscine e Sport s.r.l e l’Amministrazione Comunale, è stata aperta anche a Forlimpopoli una piscina comunale. L’impianto comprende tre vasche coperte e due scoperte con annesso un grande parco estivo e un solarium pensile.
Per saperne di più: www.piscinaforlimpopoli.it - Il re longobardo Grimoaldo
Nella seconda metà del VI secolo la penisola italica si ritrovò divisa in due a causa dell’invasione dei Longobardi. Forlimpopoli rimase sotto il dominio bizantino e alla fine del secolo entrò a far parte dell’Esarcato di Ravenna. Alla metà del VII secolo gli abitanti di Forlimpopoli si opposero al passaggio del re longobardo Grimoaldo, in marcia verso il sud della penisola. Grimoaldo, si vendicò al ritorno, facendo radere al suolo la città (tra il 661 e il 671). Si trattò della prima distruzione della città di Forlimpopoli. La seconda avverrà nel 1361 per volontà del card. Albornoz.
Per saperne di più: www.treccani.it/enciclopedia/re-dei-longobardi-grimoaldo - L’oasi naturalistica dello Spinadello
A pochi minuti da Forlimpopoli si trova l’oasi naturalistica del Parco dei Meandri del Fiume Ronco. Vi si accede dal centro visite dello Spinadello, ricavato dall’ex acquedotto omonimo realizzato alla fine degli Anni Venti del Novecento in stile razionalista. Sull’edificio riservato alle pompe di sollevamento spicca la scritta tridimensionale «Acquedotto Spinadello» in caratteri futuristi.
Per saperne di più: www.spinadello.it - La rassegna “Abbejazzario” dell’Artusi Jazz
Ideata nel 2020 dall’associazione Dai de Jazz, la rassegna Abbejazzario si propone di narrare con un approccio storico l’esperienza umana e artistica dei giganti del jazz, un genere che ha segnato il Novecento, generando un linguaggio espressivo che dalle sue radici fondative è ancora oggi in continuo sviluppo. Ogni concerto viene introdotto ed illustrato da un critico musicale, sul modello delle “Lezioni di musica” di RAI Radio3, consentendo anche ai neofiti di apprezzare le peculiarità di questo genere.
Per saperne di più: www.daidejazz.it - Lo stadio “G. Filippi”
Realizzato nel 1950 e dedicato nel 1988 all’imprenditore Giacomo Filippi, sorge alle spalle dell’edificio dell’ex Gil dove il Forlimpopoli avrebbe dovuto giocare già a metà degli anni ’30 quando fu costruita la Casa del Balilla, il cui progetto iniziale prevedeva per l’appunto un campo da gioco, che tuttavia all’epoca rimase sulla carta. I locali della Casa del Balilla (dal 1937 Gil) furono, comunque, utilizzati come spogliatoi dalle squadre che poi si trasferivano per la partita sull’altro lato di Via Duca d’Aosta, dove sorgeva il campo da calcio di Forlimpopoli, presso l’attuale Piazza Trieste.
Per saperne di più: www.corriereromagna.it/lo-stadio-di-forlimpopoli-intitolato-a-giacomo-filippi - La Chiesa del Carmine
Edificata nel 1626 sotto il titolo dell’Immacolata Concezione, la chiesa fu destinata ad una piccola comunità di Padri Carmelitani, insediatasi a Forlimpopoli nel 1630 e poi soppressa nel 1652. A metà del XIX secolo l’edificio fu trasformato in quelle forme neoclassiche che si sono mantenute pressoché inalterate fino a oggi. Dopo numerosi passaggi, oggi la chiesa è di proprietà della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì.
All’interno della chiesa si conservano la pala dell’Immacolata Concezione del pittore ravennate Francesco Longhi (1544-1618) e l’importante apparato decorativo dell’intera area presbiteriale realizzato dal pittore forlimpopolese Paolo Bacchetti (1848-1886); in particolare si ammirano l’Assunzione della Vergine nella volta, gli Evangelisti nei pennacchi e i Santi Pietro e Paolo alle pareti.
Per saperne di più: www.forlimpopolicittartusiana.it - La Stazione Ferroviaria
Inaugurata nel 1861 come stazione di “Forlimpopoli” , lungo la tratta Rimini-Bologna, il primo giugno 1916 assunse la nuova denominazione di “Forlimpopoli-Bertinoro”. Pur avendo assunto dal 2003 lo status di semplice fermata, serve in media oltre 400 persone al giorno.
Per saperne di più: www.forlimpopolidocumentiestudi.it - Le Logge di via Saffi
Via Saffi è caratterizzata, sul lato settentrionale, da lunghi tratti porticati. Procedendo verso Ovest si incontrano, a sinistra, la chiesa del Carmine e poco più avanti la casa di Marco Uccellini. Proseguendo lungo via Saffi si raggiunge quindi un piccolo spiazzo su cui affaccia l’imponente prospetto delle Scuole elementari Edmondo De Amicis. Nello spazio antistante la scuola è sistemato il monumento a Guglielmo Oberdan, realizzato dallo scultore cesenate Tullo Golfarelli. Sul lato destro della via si affaccia la chiesa di San Giovanni Battista attigua al convento in cui hanno trovato ospitalità le Monache Agostiniane dal 1910.
Per saperne di più: www.forlimpopolicittartusiana.it/mappa-turistica-Forlimpopoli - La Festa della Segavecchia
Celebrata a metà Quaresima, è la festa più amata e longeva della città, volta a celebrare il rito di passaggio dall’inverno alla primavera con il “taglio della Vecchia”. La supposta origine storica fa riferimento alla condanna a morte di una donna, in epoca rinascimentale, che aveva trasgredito le prescrizioni della Quaresima mangiando un salume e che aveva cercato di sfuggire alla cattura camuffandosi da vecchia.
Per saperne di più: www.segavecchia.it - L’arca di Brunoro I
Il sepolcro a Brunoro I fu commissionato dal figlio Antonello almeno cinque anni dopo la sua morte, ovvero tra il 1530 ed il 1534. E’ largamente condivisa la sua attribuzione, avanzata da Sesto Baccarini nel 1895, a Jacopo Bianchi da Dulcigno, maestro formatosi nella scuola veneziana dei Lombardo. Posto inizialmente di fianco all’altare nella Chiesa di San Rufillo, nell’Ottocento fu trasportato sulla facciata dell’edificio insieme al monumento funebre del nipote.
Per saperne di più: http://www.forlimpopolidocumentiestudi.it - Il teatro “Giuseppe Verdi”
Inaugurato nel 1830, il teatro occupa l’antico ‘salone d’onore’ della Rocca. Inizialmente intitolato a Carlo Goldoni, venne ampliato un prima volta già nel 1878 su progetto dell’architetto bertinorese Giacomo Fabbri, che sostituì l’originaria struttura a palchetti con due ordini di gallerie sostenute da esili colonnine in ghisa. La decorazione della sala (oggi parzialmente perduta) fu affidata al pittore forlimpopolese Paolo Bacchetti. Il nuovo teatro venne inaugurato il 18 ottobre 1882 con una serie di rappresentazioni di opere buffe e di balli. Nei primi decenni del Novecento la struttura è stata adattata a sala per proiezioni cinematografiche. Un importante intervento di restauro conclusosi nel 1982 ha restituito il piccolo teatro al suo antico decoro.
Per saperne di più: www.forlimpopolicittartusiana.it - La “segavecchia”, cioè la frutta secca
In gran parte delle feste legate al passaggio dall’inverno alla primavera vigeva la consuetudine, da parte dei più piccoli, di chiedere alla donne anziane il dono della Segavecchia, che consisteva più che altro in frutta secca o qualche dolcetto, e così ancora oggi a Forlimpopoli, durante la quaresima la parola “segavecchia” è sinonimo di “frutta secca”.
Per saperne di più: www.forlinotizie.net/2023/03/la-tradizione-della-segavecchia - La Chiesa di San Rufillo
La fase edilizia più antica della chiesa intitolata a San Rufillo è databile fra il VI e l’VIII-IX secolo d.C. Alla seconda metà del Quattrocento si farebbe risalire la prima, sostanziale trasformazione del complesso, ma è fra il 1819 e il 1821 che l’abbazia viene ampliata e rinnovata nelle forme neoclassiche su progetto dell’architetto forlivese Luigi Mirri. La chiesa conserva numerose opere di grandissimo pregio: i due sepolcri cinquecenteschi, in pietra d’Istria, di Brunoro I e Brunoro II Zampeschi, tele del ravennate Luca Longhi, del forlivese Francesco Menzocchi, quindi del bolognese Giuseppe Marchetti e del forlimpopolese Paolo Bacchetti. Nel 1964 sono state restituite alla città le spoglie del proto-vescovo Rufillo che nel lontano 1361, per volontà del cardinale Egidio d’Albornoz, erano state traslate nella vicina Forlì.
Per saperne di più: www.forlimpopolicittartusiana.it - Villa Paolucci Merlini
Realizzata dal marchese Cosimo e dal fratello cardinale Camillo Paulucci Merlini, Villa Paulucci rappresenta uno dei più significativi esempi di architettura tardobarocca in Romagna. La Villa, realizzata tra il 1735 e il 1767 su progetto del francescano fra’ Ferdinando da Bologna, è ingentilita esternamente dall’ampio portale sormontato da un balcone in ferro battuto. All’interno l’apparato esornativo mostra stilemi tipici del tardobarocco di matrice bolognese. Degna di nota è la decorazione dell’ampia volta del salone con raffigurazione de “L’allegoria delle stagioni” (1767), opera del figurista forlivese Giuseppe Marchetti e del quadraturista fra’ Ferdinando da Bologna. Il soffitto della sala da pranzo – che un tempo fungeva da piccola galleria con ritratti dei nobili che hanno abitato la villa – riprende il tema mitologico di un “piccolo Olimpo”, opera del forlivese Giacomo Zampa (1731-1808).
Per saperne di più: www.forlimpopolicittartusiana.it - La torre ottagonale dell’ORBAT
Verso la fine degli anni Trenta, nei pressi della stazione ferroviaria venne costruito uno stabilimento industriale che produsse all’inizio alcool assoluto (99,9%) mediante lavorazione del sorgo. La fabbrica, denominata in origine SAPIA (Società Anonima Promotrice Industrie Agrarie) diede l’avvio nelle vicine campagne alla coltivazione della canna da zucchero. La lavorazione del sorgo terminerà intorno al 1948 ed in seguito verranno lavorati altri prodotti quali melassa, carrube, mele, etc. per ottenere alcool commestibile e denaturato. Nel 1945 circa la fabbrica venne chiamata ORBAT (Organizzazione Battaglia) e continuerà a lavorare a pieno ritmo per altri decenni finché, acquistata fra la fine dell’anno 1997 e l’inizio del 1998 dalla società olandese “Royal Nedalco Group”, cesserà l’attività alla fine del luglio 2000.
Per saperne di più: www.spaziindecisi.it/space/distilleria-orbat - L’associazione E’ Goz
L’associazione “E Gòz” nasce nell’estate del 2002 come Osteria Alternativa nei primi anni della Festa Artusiana. Lo spirito goliardico dei fondatori, e successivamente dei suoi aderenti, vuole fare rivivere il clima felliniano della ristorazione povera accompagnata da canzoni scurrili, dialetto locale e sapori dimenticati. Negli anni l’Associazione si è fatta carico di importanti eventi culturali come mostre fotografiche, rassegne teatrali di rilievo, letture, pubblicazioni, gemellaggi e la creazione di iniziative enogastronomiche.
Per saperne di più: www.egoz.it - L’assalto del Passatore
Il 25 gennaio 1851 il Passatore e la sua banda presero d’assalto la città, occupando il teatro e derubando tutti i cittadini più benestanti della città, tra i quali anche la famiglia Artusi, che proprio in seguito a questa aggressione decise poi di lasciare la città e di trasferirsi a Firenze.
Per saperne di più: https://www.forlimpopolicittartusiana.it/il-passatore/ - Via Costa
Via Andrea Costa fu frutto del riassetto urbano attuato in seguito all’arrivo della ferrovia a metà dell’Ottocento: denominata all’inizio “via del Progresso”, essa doveva rappresentare il nuovo asse dedicato al commercio. Su via Costa, procedendo dalla stazione verso piazza Garibaldi, affacciano alcuni fra i più importanti monumenti cittadini, come la chiesa di san Pietro Apostolo (una fra le chiese più antiche di Forlimpopoli) e la chiesa di sant’Antonio abate con il convento dei Servi di Maria nel quale oggi trovano spazio la Biblioteca comunale “P. Artusi” e la Fondazione Casa Artusi. Procedendo lungo via Costa in direzione del centro, si incontra ancora la Galleria d’Arte “A casa di Paola” ed alcune negozi storici della città.
Per saperne di più: www.forlitoday.it/cronaca/lavori-via-andrea-costa-forlimpopoli.html - I gemelli di Villeneuve-Loubet
Villeneuve-Loubet è un comune francese di poco più di 16.000 abitanti situato nella regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra, tra Cagnes-sur-Mer e Antibes, alla foce del fiume Loup. La città è composta dalla riunione di due villaggi precedenti: l’antico borgo di Villeneuve al suo interno, e il villaggio di Loubet sulle sponde del Mediterraneo. Nel 2000 le due città di Forlimpopoli e Villeneuve Loubet si sono gemellate nel nome di Artusi ed Escoffier.
Per saperne di più: www.villeneuve-tourisme.com/it/ - La Via Emilia antica
A Forlimpopoli, sorto come mercato e diventato municipium solo nel I sec. a.C., la Via Emilia assume un andamento zigzagante forse per la necessità di superare l’antico letto del torrente Ausa ma non è certo se questo sia avvenuto in epoca romana o successivamente. Nel Museo archeologico all’interno della Rocca si conserva un’importante iscrizione che fa riferimento ad un curator Viae Aemiliae cioè ad un magistrato cui competeva la manutenzione della strada.
Per saperne di più: http://www.forlimpopolidocumentiestudi.it - La Rocca Ordelaffa
La Rocca di Forlimpopoli viene fatta edificare dal cardinal Albornoz nella seconda metà del Trecento. E’ una delle meglio conservate in terra di Romagna, dominando con la sua imponente mole il centro storico cittadino e la piazza principale intitolata a Giuseppe Garibaldi. Presenta una pianta quadrangolare con possenti torrioni a sezione circolare ed è circondata, sui lati orientale e meridionale, da un fossato. Al suo interno hanno sede il Comune di Forlimpopoli, il Cinema-Teatro “Giuseppe Verdi”, una sala espositiva, un centro culturale polivalente e, negli ambienti a pianterreno, il Museo Archeologico “Tobia Aldini”.
Per saperne di più: www.forlimpopolicittartusiana.it
LE PEDINE
Puoi trovare la biografia dei personaggi ritratti nelle 14 pedine all’interno del tabellone, ma se vuoi saperne ancora di più sui personaggi celebri di Forlimpopoli puoi consultare queste due pagine:
Personaggi Illustri – Forlimpopoli Città Artusiana
Personaggi illustri – Comune di Forlimpopoli (FC)
o – ancora meglio – scaricare questa mappa e farti guidare da lei per le vie del Centro:
itinerario-turistico-PERSONAGGI-CELEBRIA-A-FORLIMPOPOLI.pdf