Violinista e compositore forlimpopolese del XVII secolo
Il percorso evolutivo che dai capolavori della polifonia rinascimentale conduce al trionfo della musica strumentale barocca, fu tracciato dalla creatività di numerosi musicisti di varia estrazione e scuola, i quali, pur non avendo raggiunto nella loro produzione le vette dei cosiddetti capolavori assoluti, hanno segnato ciascuno importanti tappe nella storia del linguaggio musicale.
Fra questi musicisti Marco Uccellini, nato a Forlimpopoli nel 1610 (secondo altre fonti nel 1603), è sicuramente una figura di spicco, sia per gli aspetti innovativi della sua opera che per gli apporti allo sviluppo della tecnica del violino, strumento che egli sempre privilegiò e nel quale, come risulta da testimonianze attendibili, fu considerato un virtuoso.
Appaiono quindi importanti e significative la riscoperta e la rivalutazione, seppur tardive, delle musiche di questo forlimpopolese d’altri tempi, che, prima alla Corte Estense di Modena, poi a quella dei Farnese di Parma, ottenne fama e onori, ricoprendo per circa un quarantennio le cariche di “Capo degli Istromentisti” di Corte e di “Maestro di Cappella” del Duomo. E se un certo numero di composizioni Marco Uccellini dovette scriverle su ordinazione, in occasione di celebrazioni o momenti particolari della vita di corte, come consuetudine dell’epoca, in molte altre seppe trasfondere una sua vena genuina, di trasparente serenità, originale anche quando si apre agli influssi della tradizione popolare.
Non si ha piena certezza sull’anno di nascita, tuttavia nella Chiesa di S.Rufillo è conservato l’atto di morte in cui si attesta che Marco Uccellini è deceduto il 10 settembre 1680, all’età di 70 anni. La famiglia Uccellini annovera tra le sue fila componenti illustri, prelati e musicisti, e le sue condizioni economiche paiono abbastanza agiate; risulta infatti che fosse proprietaria di case in Forlimpopoli e di terreni in San Leonardo (di qui forse la “Strada Uccellina”) e Santa Croce.
Nel 1627 iniziò gli studi teologici e contemporaneamente si dedicò agli studi musicali. Ad Assisi si perfezionò nella “virtù del suono e del canto” e nel 1637 prese gli ordini sacerdotali. Nel 1641 (forse già dal 1637) troviamo Don Marco Uccellini a Modena al servizio della Casa d’Este e proprio al Duca Francesco I dedicò due raccolte di musiche a stampa. Dal 1647 al 1665 ricopre anche la carica di Maestro di Cappella in Duomo. Rimase alla corte estense fino al 1662 e durante questo periodo si esibì più volte alla presenza della regina Cristina di Svezia.
Successivamente Don Marco Uccellini si trasferì a Parma presso la corte dei Farnese, chiamato da Isabella d’Este, figlia di Francesco I e moglie di Ranuccio II Farnese. Qui il nostro musicista si occupò, oltre che di musica strumentale, anche di musica per il Teatro di Corte e di didattica musicale, insegnando nel “Collegio dei Nobili”.
Rinomato virtuoso di violino, Don Marco Uccellini fece uso della scordatura e della VI posizione e ricorse con sistematicità alla tecnica del bicordo, non semplicemente in funzione effettistica, ma come procedimento di scrittura a due voci “con violino solo”. L’opera strumentale è costituita da raccolte a stampa di Sonate, Sinfonie, Correnti, Arie, Sonate, Canzoni, Toccate, ecc., a 2, a 3 e a 4 voci e basso continuo. In particolare possiamo citare le “Sonate over canzoni” opera V, l’”Ozio Regio” opera VII, le “Sinfonie boscarecie” opera VIII e i “Sinfonici concerti” opera IX, che appartengono al periodo della sua piena maturità artistica, oltre a numerose altre composizioni vocali e teatrali.
Come violinista si colloca nell’ambito della scuola romagnola del ‘600, nel periodo di S.Rossi e C.Monteverdi, di M.Cazzati e G.B.Vitali, di B.Marini e G.Legrenzi, anticipando di qualche decennio il grande violinista e compositore romagnolo Arcangelo Corelli.
Fino a tre mesi prima della morte si hanno notizie di Don Marco Uccellini a Parma, a Piacenza ed in altre località vicine, ma è documentato che il 16 giugno 1680 venne nominato un nuovo maestro di cappella e da qui è legittimo dedurre che avesse lasciato il posto per problemi di salute. Il giorno prima della morte il notaio B. Bandi redasse il testamento di Don Marco, ad ulteriore conferma dei forti legami con la sua terra d’origine, legami che aveva mantenuto per tutta la vita ritornando più volte nella sua casa natale. Dispose di essere sepolto a Forlimpopoli nella Chiesa della Madonna del Carmine, alla quale in precedenza aveva donato un organo, facendo erigere una cappella con l’immagine di Gesù e della Vergine. Dispose inoltre che l’erede, in mancanza di discendenti maschi, con i suoi beni facesse erigere una “Collegiata” (i cui lavori iniziarono nel 1725), quella che ancora oggi tutti i forlimpopolesi conoscono come la Collegiata di San Rufillo.
Massimo Lenzi